Il nome Giglio deriva dal greco aegilion, latinizzato in aegilium, per la presenza di capre sull’isola. 

Che fosse un’isola già abitata nel paleolitico ce lo dimostrano i resti megalitici della Cote Ciombella a Giglio Castello e del Dolmen sul sentiero che dalle Cannelle porta al Castello.

Fu una base militare e di estrazione di ferro durante la dominazione etrusca ed in epoca romana divenne proprietà della famiglia dei Domizi Enobarbi, i quali costruirono una lussuosissima villa patrizia in zona “Castellare” (l’attuale zona del Porto detta del Saraceno o “Ban Saracino” per i gigliesi), nonché un importante scalo commerciale, persino nominata da Giulio Cesare nel “De bello gallico”. Gli Enobarbi erano possessori di schiavi e commerciavano con Roma vino, olio, grano e pesci allevati nella “Cetaria” i cui resti ancora oggi si possono vedere nella caletta del Saraceno.

Nell’805 l’Isola venne poi donata da Carlo Magno come feudo all’Abbazia delle Tre Fontane , divenendo luogo deputato ad una sentita attività monastica (cui tutt’oggi gli isolani restano legati, specie in inverno), per poi passare nelle mani di vari feudatari: Aldobrandeschi, Pannocchieschi, Gaetani e Orsini.

Giunse nell’XI sec. il dominio dei Pisani, i quali iniziarono a costruire il Castello con la Rocca e la tutta la cinta muraria ed alcuni anni dopo la torre del Porto ed il Lazzaretto, oggi dimora privata, ben visibile sul promontorio che porta ancora questo nome. 

Nel 1448 fu occupata da Alfonso d’Aragona che la ripopolò con famiglie napoletane e dopo la vendette a Pio ll, diventando un feudo dei Piccolomini, sotto la repubblica di Siena.
Con l’espandersi dell’Impero turco l’isola soffrì molti attacchi dai Saraceni; nel 1554 il Barbarossa la saccheggiò deportando 700 abitanti come schiavi, mentre nel settembre del 1799 la popolazione eroicamente respinse l’ultima incursione. E qui la storia si tinge di tinte che hanno del leggendario e che ancora vengono narrate come eventi epici dagli isolani di oggigiorno. Si narra infatti che pochi, sparuti, uomini e donne riuscirono a sconfiggere sonoramente quegli  “sciabbecchi” arrivati alla baia del Campese e carichi di migliaia di uomini. Così, tra colpi di cannone sparati da in cima alla Casamatta, vili atti da parte dei soldati di guardia alla Torre del Campese che all’arrivo dei saraceni non spararono neanche un colpo, otri di vino distrutte, per evitare che i turchi si ubriacassero prima dell’assalto, ed intercessioni dei santi tutti ed in particolare del Santo per eccellenza, San Mamiliano e del suo sacro braccio tirato fuori per l’occasione, i gigliesi riuscirono a mettere in fuga i turchi i quali, secondo successive testimonianze, contarono circa 500 tra morti e feriti durante l’assalto. Da quel giorno non si vide più un turco pirata a largo delle coste isolane e sempre da quel giorno, tutti gli anni, si festeggia il 15 settembre San Mamiliano dei turchi.

Divenuta parte del Regno d’Italia, nel 1873 divenne domicilio coatto per ergastolani fino al 1893.

Luoghi d'Interesse

Le coste. Ideali per essere circumnavigate con il loro sviluppo di soli 28 km, sono quasi interamente selvagge ed incontaminate, accessibili a piedi solo in pochi punti. Tra scogliere a picco, una fitta e verdissima macchia mediterranea, scogli di granito, specialmente in barca si possono ammirare calette isolate di infinita bellezza, con acque talmente limpide da lasciare intravedere fondali meravigliosi.

Giglio Porto. Situato in un anfiteatro naturale dà subito il benvenuto con i suoi bar affollati, i suoi negozi e le sue boutiques. Da qui ci si può avventurare in una magnifica camminata scoprendo lentamente tutta la costa dell’isola, con le bellissime spiagge delle Cannelle, ideale per i bambini, le Caldane (raggiungibile solo a piedi o dal mare)  Cala degli Alberi, l’Arenella e quella di Campese. 

La villa romana dei Domizi Enobarbi –La dominazione romana dell’isola del Giglio è testimoniata dai resti sommersi della villa romana appartenuta alla famiglia dei Domizi Enobarbi: una vasta area, delizia dei sub, in cui si possono riconoscere una vasca per la piscicoltura, portici e mura perimetrali, arcate e terrazze.

Campese, uno dei luoghi più frequentati dai turisti anche perché dotato di un’estesa, bella e attrezzatissima spiaggia, rivolto verso Ovest il paese è favorito da un’esposizione solare prolungata e caratterizzata da tramonti mozzafiato, con un mare di uno straordinario color turchese.

Le vigne di Ansonico – I rilievi dell’isola, soprattutto sul promontorio del Franco, sono ricoperti da una vegetazione rara e preziosa, tipicamente mediterranea, con lecci, sugheri, erica e corbezzolo, caprifoglio robbia e ciclamini. Lungo alcuni terrazzamenti, detti greppe, si coltiva ancora un delizioso vinello gigliese, che rientra nella Doc Ansonica Costa dell’Argentario.

La cittadella medievale di Giglio Castello, la cui sagoma domina l’isola e la caratterizza, ad oltre quattrocento metri d’altezza, racchiusa da forti mura turrite, è un intrico di vicoli e viuzze medievali su cui si affacciano negozi e ristoranti che offrono la gustosissima cucina dell’isola, nella più pura tradizione toscana. 

Insomma, archiviato il tagico episodio della Costa Concordia, quest’isola meravigliosa è tornata ai fasti che le competono, come testimonia del resto il fatto di essere stata il set per film importanti, tra i quali ultimamente La Grande Bellezza di Sorrentino. (https://www.youtube.com/watch?v=TpuTv-6EoIA min. 1,40- 2,20)

Piatti tipici e prodotti tradizionali

Panficato – Il Panficato è un dolce tipico dell’Isola del Giglio risalente al XVI secolo, periodo in cui la famiglia Medici si adoperò per ripopolare l’isola con il trasferimento di famiglie provenienti dalla provincia senese. Questo dolce infatti ricorda molto il Panforte di Siena e contiene: fichi essiccati, uva essiccata, mandorle, noci, pinoli, mele, pere, scorza d’arancia, cioccolato, marmellata e cannella. Tutti gli ingredienti vengono impastati e cotti in forno.

Tonnina – La tonnina consiste in filetti di tonno messi sotto sale ed essiccati. Generalmente si mangia con insalata di pomodori e cipolla, un piatto fresco e molto saporito.

Vino Ansonaco – All’Isola del Giglio si produce l’Ansonico un bianco secco di sapore deciso. prodotto direttamente nei vigneti dell’isola, nei caratteristici terrazzamenti, detti “greppe” esposti al sole e alla brezza marina. Il vino Ansonico si presenta con un colore giallo paglierino, profumo intenso, leggermente fruttato e dal sapore intenso. 

Miele – L’isola, grazie al suo essere un territorio vergine di pesticidi, ricco di fiori e piante della macchia mediterranea dal rosmarino all’elicriso e poi l’erica, la ginestra spinosa, i cisti,  il mirto, passando per tutte le piante da frutto spontanee e selvatiche come i fichi d’india, le more, i gelsi, le visciole o sarace, i fichi, le cosce di monaca e le piante dei giardini nei centri abitati, ha dato la possibilità alle api, di trovare un modo per cavarsela da soli e combattere anche un pericoloso parassita che stava minacciando la sopravvivenza di questi preziosi insetti, ormai a rischio estinzione nel resto del globo.

Oggi il miele mille fiori del Giglio, viene prodotto da tre piccole aziende agricole: quella di Alessio e Barbara il cui miele si chiama “The Queen” (https://mieleisoladelgiglio.it/), quella di Erica Centurioni con il suo miele “Lacrima di Ra” e dalla Cooperativa le Greppe.

Percorso api-vinicolo – Un percorso a piedi collega le due zone di produzione (miele e vino) di circa 400 metri che dalla località Olivello raggiunge la località Scopeto. 

Sull’isola si producono anche ottime marmellate con frutta locale, biologica e di primissima qualità.